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Topic: Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021 (Letto 1207 volte) Topic precedente - Topic seguente
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Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Di Marc de Angelis
Mi trovo fra le colline del Centro Italia, vado a 70 km/h su un’arzilla R80
trentenne presa in prestito e sono ai limiti della mia zona di comfort. Davanti,
distinguo un ennesimo cartello formato da un triangolo rosso con all’interno una
linea ricurva: “serie di curve pericolose, la prima a destra”. Appena un po’ più in
là, un altro cartello presenta la caricatura di un veicolo fuori controllo con
l’avvertenza “strada ghiacciata”, fortunatamente non pertinente in questa splendida
giornata autunnale. Avvicinandomi all’apice del secondo tornante della serie, vedo
un cassonetto al margine della strada: è qui che finiranno i pezzi se commetto un
errore?
Per fortuna, sono costretto a concentrare tutta la mia energia mentale sulla
serie continua di cambi di marcia, frenate e accelerazioni, pieghe e contropieghe
necessaria per non perdere di vista il centauro che mi precede. Altrimenti, potrei
essere tentato di chiedermi che diavolo ci faccio qui e perché diavolo ho accettato
di partecipare a questo raduno...

Nasce un’idea

Risposta n. 1
Nasce un’idea   .
Roberto Savinetti e io abbiamo cominciato a esaminare la possibilità di fare
un viaggio in moto insieme non appena ho ripreso la patente nel 2018, dopo più di
tre decenni di astinenza motociclistica. Fino a poco tempo fa, i nostri piani erano
sempre stati ostacolati da una serie di difficoltà logistiche, eventi di quelli che
cambiano la vita e, ultimamente, la pandemia.
L’idea originale prevedeva che fosse lui a venire da questa parte
dell’oceano, ma siccome progettavo un viaggio in Italia sul finire dell’estate del
2021, mi ha suggerito di ritardare la mia partenza di qualche giorno. In questo
modo, avrei potuto partecipare al prossimo raduno sponsorizzato del suo Club, in
programma per il 25 e il 26 settembre.
Roberto è un mio compagno di liceo della mia vita precedente, quando
abitavo a Roma. Al contrario di me, la sua passione per le due ruote non ha mai
conosciuto pause dalla prima Vespa della sua adolescenza. Adesso è il Presidente
del Moto Club "Hawkfriend, passione Nighthawk” e, oltre a una Nighthawk, è
anche proprietario di una Honda CX, di una Vespa di modello recente e di una
BMW R80.
Il proprietario originale della sua R80 era Giancarlo, un altro compagno di
liceo e amico comune, che l’aveva acquistata nel 1990 ma aveva perso interesse
dopo meno di 20K chilometri. Dato che Roberto non poteva sopportare di vederla
ferma ad accumulare polvere, ha convinto Giancarlo a vendergliela nel 2016 e l’ha
rimessa su strada. Era stata proprio una foto della moto rivitalizzata, postata in un ​
social, ad ispirarmi ad acquistare la mia prima BMW classica, e ho sempre avuto
un debole per questa Monolever Avus black con filetti rossi.
Quando mi è stato chiesto quale moto preferissi prendere in prestito per il
Motoraduno, naturalmente ho scelto la R80, nonostante l’osservazione di Roberto
che, con i suoi pneumatici sottili e il motore meno potente, sarebbe risultata più
impegnativa di una Nighthawk fra le colline del Lazio, dove si sarebbe snodata la
gran parte del tragitto. Ho avuto una Nighthawk (modello USA) del ‘98 e, per
quanto sia una moto divertente, è troppo angusta da guidare tutto il giorno per uno
alto 1 metro e 88, quindi mi è stato facile addurre ragioni di ergonomia per la mia
scelta, in realtà motivata dai sentimenti.


Il dado è tratto

Risposta n. 2
Nei giorni precedenti il mio volo transatlantico, mi pregustavo un’avventura
interessante. Poco dopo l’atterraggio, mi rendo conto che forse ho fatto il passo più
lungo della gamba.
Il primo campanello d’allarme risuona durante il tragitto dall’aeroporto di
Fiumicino a casa di mia nipote Chiara, dove avrei passato la gran parte del tempo.
Lungo il percorso, mi viene dato di ricordare che da queste parti la segnaletica
orizzontale è ignorata da tutti, i cartelli di precedenza sono ritenuti trasparenti, gli
indicatori di direzione sono facoltativi e chi viaggia su due ruote può occupare
qualsivoglia spazio esista fra altri veicoli, purché rimanga un millimetro di
separazione. La guida aggressiva è elevata a sistema e l’atteggiamento generale
sembra essere “se vedi un’apertura, muoviti prima che te la soffi qualcun altro”.
Questa descrizione potrebbe far pensare a una situazione caotica di continui
scontri fra automobilisti furiosi mentre moto e scooter vengono abbattuti come
birilli. In effetti, ogni tanto ci sono incidenti, ma la realtà di tutti i giorni assomiglia
più che altro a una dimostrazione ben coreografata di riflessi fulminei e abilità nel
controllo dei veicoli. Può funzionare solo se gli automobilisti sono molto ben
consci di ciò che li circonda. Questo assunto comporta un elemento di rischio in
qualsiasi parte del mondo, ma sulle strade americane equivale a un istinto suicida.
È anche vero che moto, ciclomotori e scooter sono onnipresenti a Roma, mentre
per il guidatore statunitense medio risultano anomalie facilmente ignorabili.
 Considerazioni culturali a parte, adesso non mi posso più tirare indietro.
Cavolo, sono rimasto vivo su queste strade da ragazzo, in sella a un Gilera 125 a
corto di fiato, quindi di sicuro dovrei uscirne vivo ora che sono un motociclista
appena un po’ più maturo su una R80 da 50 cavalli, no?
Comunque, per un eccesso di prudenza, decido di usare la chat del Club per
avere informazioni sul tipo di protocollo che usano quando viaggiano in gruppo.
Le risposte che ricevo vanno da “che cosa sarebbe un protocollo?” a “non ti
preoccupare, quando il numero di motociclisti diventa ingestibile, ci si divide ​
automaticamente in gruppetti più piccoli che poi si ricongiungono agli incroci più
importanti”. Questa affermazione, insieme a un elenco di    waypoint  con relativi link
a google maps e a una tabella di marcia, è la somma totale delle rassicurazioni che
mi vengono fornite. A pensarci bene, però, basta e avanza: mi limiterò a impostare
il prossimo    waypoint  come destinazione finale, a guidare nei limiti delle mie
capacità e, se perdo il resto del gruppo, il mio smart phone mi dirigerà per mezzo
delle cuffie nel mio casco. No problem. 

Battesimo del fuoco

Risposta n. 3
Venerdì 24 settembre, Chiara mi accompagna a casa di Roberto, poco
lontano dal centro storico di Roma, dove ho il piacere di fare la conoscenza di sua
moglie Patrizia e di sua figlia Carola. Iniziamo a armeggiare con le moto,
installando le borse e definendo la migliore strategia per caricare la notevole
quantità di merce che “il Presidente” ha intenzione di portare, dagli adesivi del
Club alle bottiglie di vino, con ogni sorta di roba in sovrappiù. Con mio grande
imbarazzo, mi rendo conto di essermi dimenticato la patente internazionale a casa
di mia nipote. Roberto la prende con filosofia: il tragitto a casa di Chiara e ritorno
mi consentirà di familiarizzarmi con la moto.
La R80, che in sostanza è una versione senza carenatura della mia R100RT
con un motore un po’ più piccolo, mi risulta familiare fin da subito, anche se
qualche differenza c’è. Il manubrio, uguale a quello del modello RS, allinea il
conducente in posizione più piegata in avanti, mentre il rapporto finale è appena un
po’ più corto. A parte questo e pochissimi altri dettagli trascurabili, la sensazione
della moto è quella, a me ben nota e amata, del classico boxer.
“Usa il freno anteriore gradualmente,” mi avverte Roberto, “i molloni della
forcella sono piuttosto morbidi”.
Prendo atto, ma per me non è un problema nuovo. Quando ho acquistato la
mia prima RT, aveva lo stesso inconveniente e ci ho convissuto per sei mesi prima
di correggerlo, per cui pilotare questa R80 morbida per un paio di giorni non sarà
troppo traumatico.
Come previsto, una volta partiti, la moto va benissimo; a preoccuparmi sono
tutti quelli che mi stanno intorno. A quanto pare, siamo nel bel mezzo dell’ora di
punta serale, e star dietro a Roberto sarebbe già impegnativo anche senza gli altri
guidatori, che mi vengono decisamente troppo vicino. Alla fine, però, l’istinto di
sopravvivenza prevale e comincio a guidare come uno di    loro . Dopo un po’ ci
prendo la mano, ma la sensazione di disagio permane fin quando il traffico inizia a
scorrere e il mio ritmo cardiaco ritorna alla normalità. Il tragitto di ritorno, grazie ​
al cielo, è senza storia, a parte il fatto che Roberto mi deve ‘salvare’ perché ho
preso una svolta sbagliata.
La giornata si conclude con una cena in trattoria, dove ci raggiungono Marco
di Zurigo e Matteo di Belluno, due centauri che hanno incorporato la cavalcata di
gruppo di domani nella loro vacanza in moto. L’estroversa coppia ha tantissime
storie da raccontare, che si fanno via via più colorite man mano che aumenta il
consumo di vino.



Inizia la vera avventura

Risposta n. 4
La mattina dopo, all’ora stabilita, le 8 e 30, c’è già una folla di motociclisti
su Nighthawk davanti al condominio di Roberto. Qualche presentazione rapida,
varie occhiate curiose alla R80, una rarità in qualsiasi circostanza e a maggior
ragione in una gita di appassionati di Honda, e si parte.
Alla partenza, ci sono circa quindici motociclisti, molti con il foulard giallo
che li contraddistingue come membri del Moto Club Hawkfriend. Avendone
ricevuto uno in omaggio da Roberto la sera prima, anche io l’indosso. La nostra
destinazione finale è Frascati, una cittadina a circa 20 km a sudest di Roma, nota
per il suo vino bianco. Ci arriveremo con un tragitto complesso e tortuoso, per cui
la distanza totale percorsa sarà di quasi 250 km, con molte fermate lungo la strada.
Al terzo semaforo, conto solo cinque motociclisti, compreso me stesso:
come predetto, il gruppo si è frammentato. Non ho idea se gli assenti siano avanti o
indietro rispetto a noi. Alla testa del mio gruppetto c’è un motociclista di nome
Stefano che è anche (ufficiosamente) il poeta del Club; gioca in casa e ci guida con
sicurezza fra il traffico leggero del sabato mattina. Fra gli altri, alcuni sfoggiano
targhe pre-UE, a dimostrazione del fatto che sono i proprietari delle moto da
decenni. Una quota proviene da altre città del centro Italia. Tutti seguiamo Stefano
attraverso varie parti di Roma, compresi alcuni quartieri ancora lastricati a
sanpietrino, il caratteristico acciottolato che sta lì da secoli e che ti può ancora far
battere i denti in modo storico quando vai un po’ allegro.
È una stupenda giornata di inizio autunno con appena qualche nuvola in
cielo. In contrasto con il suono da turbina delle Honda quadricilindriche, il boxer
emette un gorgoglio sommesso che trovo molto rassicurante. Mi sto già abituando
alla posizione di guida più sportiva e mi sento a mio agio in sella.
Al diradarsi della periferia, il panorama passa gradatamente a quello
collinare della campagna del centro Italia e il traffico diminuisce come per magia.
La vita è bella.

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 5
clap clap clap clap bellissimo!!! 

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 6
bello credo che sappia più a scrivere che andare in moto,potremmo invertire le cose noi due :biker:

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 7
Complimenti,  molto bello. clap

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 8
Fantastico, mi hai fatto essere seduto dietro di te sul BMW  clap clap clap

Tornanti imminenti

Risposta n. 9
La prima fermata in programma è un distributore di benzina sulla via Appia, subito fuori Roma, dove ci ricompattiamo e incontriamo un ulteriore contingente di motociclisti. Sono previste altre fermate dove verremo raggiunti da altri partecipanti, alcuni provenienti dal Sud, alcuni dal Nord, per lo più in sella a Nighthawk o CX, dato che i due Club di solito organizzano raduni congiunti. Alcuni hanno mogli o fidanzate come passeggere e sebbene ci sia qualche giovane, a occhio l’età media è sui 55 anni.
Roberto, che a quanto pare conosce tutti, è occupato a salutare, fare presentazioni, e in generale a fare il presidente, eseguendo il necessario lavoro di collegamento per definire i dettagli della nostra prossima tappa. Tutti i motociclisti di cui faccio la conoscenza mi accettano nel vero spirito di fratellanza a due ruote; il foulard giallo Hawkfriends che indosso fa di me ‘uno dei nostri’ al di là dei fattori culturali o geografici o della moto che guido.

Le prime tappe sono su autostrade o statali, ma sulla via per Castel Gandolfo, la cittadina sede della residenza estiva del Papa, la guida si fa decisamente più interessante. Mentre navighiamo le strette curve delle stradine collinari, ogni tanto ci si apre davanti l’immagine suggestiva di un cospicuo corpo d’acqua, il Lago Albano. Il cambio di quota, mentre scendiamo in picchiata su Castel Gandolfo, è sufficientemente rapido da avvertire l’aumento di pressione nelle orecchie e ci sono dei tratti così ben riparati dal sole dalla rigogliosa vegetazione da creare un cambio di temperatura.
Una breve fermata in un locale chiamato Tortuga Pub, e si parte in direzione sud-est, verso Frosinone, dove ci raggiungeranno contingenti pugliesi e campani.  Da lì, proseguiamo per altre strade rurali per poi svoltare a sinistra in un sentiero di ghiaia e, dopo qualche centinaio di metri, scendiamo tutti dalle moto.  Abbiamo raggiunto l’Altipiano di Arcinazzo, dove pranzeremo.

Pranzo all’aria aperta

Risposta n. 10
Non ricordo esattamente dove e quando, ma a un certo punto mi sono stufato di sentire la voce elettronica che mi diceva di girare mentre la nostra guida andava dritto (e viceversa), così ho spento l’audio nel casco.  Avrei dovuto anche spegnere la app di navigazione, ma non me ne rendo conto fin quando, con orrore, provo a fare una foto della scena bucolica che mi circonda e lo smartphone mi informa che la batteria è al 20%. Da qui in poi, se mi perdo, non ho un piano alternativo!
Con colpevole ritardo, spengo la app, faccio un paio di foto e guardo che c’è in tavola.  Sui pascoli erbosi è apparso ogni ben di Dio, con la porchetta al posto d’onore. C’è anche focaccia, mozzarella, vari tipi di salame, e chi più ne ha più ne metta. Ho ancora varie ore di guida da fare e devo mantenere i riflessi pronti, per cui cerco di non mangiare troppo, il che richiede un bel po’ di forza di volontà perché tutto quello che assaggio è buonissimo. Bevo anche parecchia acqua, mentre la maggior parte degli altri preferisce vino o birra. 
Mentre condividiamo il lauto pasto, in lontananza due greggi, uno di capre e uno di pecore, attraversano il pascolo, e un Border Collie incuriosito ci guarda con insistenza per assicurarsi che non siamo una minaccia per gli animali che è chiamato a proteggere.  Soddisfatto, se ne torna da dove è venuto.
Al momento di andar via, ci accorgiamo che non si vede un cestino della spazzatura da nessuna parte, perciò quelli di noi che hanno ancora spazio disponibile, compreso io, facciamo il nostro dovere ecologico di trasportare i rifiuti.  Mi impressiona, e un po’ mi preoccupa, la quantità di vuoti di vino e birra che abbiamo accumulato. 
Mentre ci approntiamo, Stefano, il poeta, suggerisce un percorso alternativo per Frascati.  Secondo lui, sarebbe più divertente e “una volta iniziato, non ci si può perdere”.  Questa è un’affermazione che ho spesso dimostrato falsa, ma al momento il percorso alternativo sembra una buona idea.

Finalmente Frascati

Risposta n. 11
Dopo una sosta a un caffé per l’espresso dopo-pranzo (non per me, grazie mille) siamo di nuovo sulle colline, ad affrontare tornanti e curve.  Come prima, il gruppo si sfarina in gruppetti meno numerosi.  Per fortuna Stefano, facile da riconoscere grazie al casco arancione acceso e alle borse di cuoio, si ferma di tanto in tanto per contarci.  Sono presente a tutti gli appelli, anche se di solito sono il fanalino di coda.
   “Se arriviamo a Frascati in ritardo, daremo la colpa a te,” scherza Stefano.  Faccio finta di avercela con lui per aver scelto questo percorso alternativo e ci rimettiamo in sella ancora una volta. Dopo più di un’ora di giravolte, la mano sinistra inizia a farmi male: non è abituata a sostenere la sua parte di peso del torso e a sfrizionare così spesso allo stesso tempo.  Ma c’è ancora un bel po’ di chilometri da macinare, quindi cerco di non pensarci, sperando che il cartello stradale “Frascati” compaia dopo la prossima curva. 
   Quando ormai penso che andremo avanti fin quando farà buio, entriamo in una cittadina di dimensioni ragguardevoli.  Rallentiamo, attraversiamo le sue vie in saliscendi e... ci dirigiamo dritto dritto verso il cartello che punta a Roma!  Inizio a domandarmi che cosa mai stia capitando quando, a pochi metri dal punto dove Frascati finisce e la campagna ricomincia, la nostra guida svolta verso un distributore, ma invece di fermarsi a far benzina va avanti, affrontando una ripida salita.  Gli altri lo seguono e ci accorgiamo di essere arrivati al Centro Giovanni XXIII, la nostra destinazione finale.  Sì, siamo l’ultimo gruppetto ad arrivare, ma ce l’abbiamo fatta!
   Appena issata la R80 sul cavalletto, Roberto mi si avvicina e mi passa il suo smartphone.  È Giancarlo. Un po’ esausto, gli dico che la sua ex-moto ha sopravvissuto splendidamente alla guidata, il pilota…un po’ meno.  Si scusa per la sua assenza la sera precedente: come esperto vignaiolo, ha dovuto gestire la vendemmia.  Ci sarà una prossima volta.
   Di solito, il Centro ospita gruppi in ritiro spirituale, quindi siamo un’eccezione. Dopo aver esibito il mio Green Pass, ricevo la chiave della mia stanza, prevedibilmente spartana ma ehi, c’è un letto, un bagno e un paio di prese di corrente per ricaricare tutti i miei dispositivi.  Per i sessanta euro che ho pagato, non mi posso lamentare. 
Poco dopo che ci siamo insediati, inizia a imbrunire.  I motociclisti si riuniscono in un’area esterna riservata per il Club.  Roberto fa un paio di annunci e consegna un premio al motociclista che è venuto da più lontano per partecipare.  Il conteggio ufficioso delle Nighthawk presenti è pari a 26, uguale al record precedente.  Niente male, se si tiene conto della pandemia.  Poi le poche signore, tutte passeggere, allestiscono i tavoli all’esterno con gli avanzi del pranzo.  È una vera cuccagna, ma Matteo mi avverte che è meglio non esagerare, visto che fra poco si va a cena.  Cena dopo questo?  Ma starà scherzando! 
   E invece no: poco dopo, ci trasferiamo nella sala da pranzo.  Roberto è al mio tavolo, con Marco, Matteo e due centauri del sud che lavorano nel settore dell’ospitalità. Sono di Positano, esclusiva località turistica, e ci deliziano con aneddoti che illustrano la stravaganza dei ricchi e famosi. 
   Tutti ricevono un certificato di partecipazione comprendente, come sfondo, i nomi di battesimo dei partecipanti ripetuti secondo uno schema complesso.  Come tocco di classe, sul retro è scritta una poesia di Stefano in romanesco.  Celebra la gita di gruppo, paragonando le nostre moto alle antiche bighe romane.
   La giornata non finisce fin quando Emilio, che si è assunto l’ingrato compito di raccogliere i soldi per il nostro soggiorno, non sbarra il mio nome sulla sua lista.  Poi, a nanna; mi addormento in fretta e dormo come un orso marsicano.
   Il giorno dopo mi faccio una corsetta per le strade di Frascati e mi perdo sulla via del ritorno. A parte qualche ciclista velocissimo e serissimo, in giro c’è solo un operatore ecologico. Gli chiedo indicazioni e me le dà usando una valanga di nomi di vie, come se fossi uno del posto. 
   “Mi scusi, vengo dagli Stati Uniti. Potrebbe usare punti di riferimento invece di nomi di strade?” Gli chiedo.
   “Oh. È venuto a piedi?” - chiede, per fare un po’ di spirito.
   “No, a nuoto,” gli rispondo impassibile, e ci facciamo una risata. 
   Punteggiate alla fine dalla solita affermazione che “non si può sbagliare”, mi dà indicazioni che riesco a seguire e per fortuna non risulta che si sbagliava lui.

Quando sei a Roma...

Risposta n. 12
Non c’è un programma definito per la domenica.  Alcuni motociclisti hanno molta strada da fare per tornare a casa e, viste le previsioni di pioggia, preferiscono partire presto.  Altri colgono l’occasione per fare un pranzo veloce a Roma prima di tornare.
Il breve tragitto fino alla capitale è senza storia.  Roberto e io partiamo prima degli altri, passiamo da casa sua dove prende con sé Patrizia e andiamo a Piazza Venezia, il luogo dell’appuntamento. Nell’attesa degli altri, faccio un paio di foto del famigerato balcone dove Mussolini pronunciava i suoi discorsi. A fianco di Palazzo Venezia si trova la maestosità solenne del Monumento al Milite Ignoto, ai piedi del quale sostano due Carabinieri con le loro R1250RT. 
Patrizia scova l’unico locale in grado di accogliere quattordici persone per pranzo con un preavviso minimo.  Mentre lei organizza il pranzo, Emilio mi fa vedere la sua Nighthawk rossa completamente originale e tenuta benissimo, detentrice della Targa Oro dell’Automotoclub Storico Italiano. 
Il percorso fino al ristorante comporta il solito slalom nel caotico traffico, ma questa volta non m’impensierisce più di tanto.  Dopo pranzo, ognuno va per la sua strada. Pare che chi va a sud avrà vita facile, mentre i nordisti incontreranno quasi sicuramente maltempo. 


Ritorno a casa

Risposta n. 13
Tornati da Roberto, scarichiamo le moto, poi mi porta di nuovo da Chiara. Il mio volo parte domani, mi dovrò alzare in piena notte per prenderlo, e devo ancora fare le valigie. Lo ringrazio, ci salutiamo, e metto il cervello in modalità “ritorno a casa”.
         Il resto del viaggio è un ricordo sfocato. Sveglia alle due del mattino per arrivare a Fiumicino in tempo per un tampone Covid, poi mi imbarco sull’aereo, arrivo a Parigi e... aspetto.  Il volo per Washington è in ritardo. Do un’occhiata alla chat del Club e verifico che tutti sono tornati a casa sani e salvi.  La maggior parte contribuisce foto e commenti positivi sulla gita. Stefano mi definisce pacato nel temperamento e stile di guida: lo prendo come un complimento e ringrazio tutti per l’indimenticabile esperienza. Roberto mi chiama al telefono per accertarsi che non ho perso l’aereo. Sì, la prossima volta sicuramente sarò io a prestargli una moto delle mie e faremo una gita dalle mie parti!
         Poi arriva l’annuncio che sta per iniziare l’imbarco del mio volo.




Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 14
2.jpg

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 15
ma la scritta il piccoletto  :D o tu savi

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 16
L'ha scritta in americano il mio amico Marc, che si diletta a scrivere articoli, su vari argomenti.
Poi è stata tradotta, in italiano, dal fratello.
Alcuni passaggi, per noi, non sono di immediata comprensione, ma, volutamente, non l'ho toccato.
C'è da riconoscergli una notevole capacità di osservazione.
E' riuscito a cogliere alcuni nostri aspetti caratteriali che ha ricordato con autoironia.
Poi ricordiamoci una cosa, è rimontato in sella nel 2018, non è un ragazzino ed è stato catapultato dall'ordine delle autostrade americane al caos del traffico romano.
Essere sopravvissuto è già un bel traguardo.  clap clap clap

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 17
Grazie a tutti dei commenti!
MdA :hallo:

Re:Yankee è sopravvissuto al X Raduno Nazionale Hawkfriend 2021

Risposta n. 18
comunque una descrizione(racconto)scritto così è piacevole da leggere anche se non sono state fatte cose straordinarie (non voglio sminuire) ma almeno il merito della descrizione